Pubblicato: venerdì, 4 gennaio 2013
Però siamo consapevoli che molto di quello che contiene l’Almanacco e di ciò che siamo come persone e comunità è condiviso da altri, anche i più lontani e diversi: i valori, le idee per uscire dalle crisi, i nuovi paradigmi di cui abbiamo bisogno per garantire un futuro alle generazioni che verranno.
Non si può prescindere dalla Terra, che dobbiamo amare e rispettare come meglio possiamo, perché ci nutre e ci fa crescere. Ci dà cibo e ci dà cultura, rafforza le nostre comunità e famiglie e ci permette, se lo vogliamo, di condividere i nostri saperi, la nostra vera ricchezza. Non si può dunque prescindere dal cibo, che è la massima espressione (quando virtuosa) del nostro interagire con l’ambiente che abitiamo e di cui siamo parte integrante.
Come sempre, abbiamo cercato di narrare le storie, i progetti, i prodotti, le persone di Slow Food e Terra Madre, perché il semplice racconto ci sembra il modo migliore di fare giustizia alle vite di chi s’impegna in quel lavoro ben sintetizzato dallo slogan del Salone del Gusto e Terra Madre 2012: “Cibi che cambiano il mondo”. L’evento rende l’idea di come, attraverso il cibo, possiamo proporre alternative reali a un modello di sviluppo che non è più adatto per noi e per la Terra. È necessario il costante, silenzioso cambiamento suggerito da Edgar Morin, che scrive: «Tutto deve ricominciare, tutto è già ricominciato».
E noi, nel nostro piccolo, siamo la dimostrazione, che “tutto è già ricominciato”, perché con le nostre buone pratiche siamo un’avanguardia del cambiamento, e ci contraddistingue il faro-guida della centralità del cibo.
Quanto l’Almanacco è quindi importante il documento che abbiamo preparato per il Congresso internazionale di Torino, che s’intitola proprio “La centralità del cibo”. Poche pagine, che sono state diffuse tra i soci e, attraverso di loro, sono state presentate e discusse nella società civile e tra le istituzioni. Con orgoglio le consideriamo il nucleo delle idee fondanti della nostra rete, che gettano le basi del Congresso internazionale. Non è tardi per invitarvi a rileggerlo ancora una volta.
E, subito dopo, godetevi le pagine dell’Almanacco, che dimostrano con quali modalità sappiamo mettere al centro il cibo: una celebrazione di ciò che siamo, piacevole da leggere e da sfogliare, rivoluzionaria nella sua semplicità.
Carlo Petrini,
presidente di Slow Food
Tags: Almanacco Slow Food
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