Pubblicato: sabato, 2 gennaio 2016
L’olivicoltura italiana, quell’immenso patrimonio di olivi, di contadini e di frantoiani che popola la penisola italiana fino alle isole più meridionali, vive un momento di estrema sofferenza. Una crisi legata al processo di industrializzazione della coltivazione stessa – con la creazione di nuovi impianti meccanizzabili e di processi sempre più tecnologici – che ha reso gli oli di eccellenza non competitivi. Il patrimonio di alberi secolari o addirittura millenari diffusi in tutta la penisola, inoltre, contribuisce a rendere la produzione di olio extravergine italiano ancora più impegnativa e costosa. Così il mercato, orientato sul prezzo più basso, premia sempre di più oli di qualità scarsa. Per questo Slow Food ha creato un Presidio nazionale che promuove il valore ambientale, paesaggistico, salutistico ed economico dell’olio extravergine italiano. Un progetto di carattere nazionale perché i produttori di extravergine affrontano le medesime criticità in tutta Italia, nelle diverse aree di produzione.
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